PERCHE' SI POSSA AVERE UNA CRESCITA ECONOMICA CONTINUA ED EQUILIBRATA

 

 

In un paese ad economia di mercato perché si possa avere una crescita continua ed equilibrata è necessario che la nuova ricchezza, tempo per tempo prodotta, sia distribuita, secondo il loro apporto, tra  "CAPITALE" e  "LAVORO".

La parte spettante al CAPITALE deve servire: a) per remunerare l'imprenditore e/o gli azionisti; b) per consentire il rinnovo e l'aggiornamento tecnologico degli impianti di produzione. La quota  destinata al LAVORO, attraverso l'aumento dei salari e/o di nuova occupazione, deve servire a  sostenere i consumi.

 

Lasciata al libero arbitrio delle parti sociali, la distribuzione della ricchezza finisce per essere condizionata dal rapporto di forza tra le parti. Sia che prevalga l'una o l'altra, vengono a crearsi situazioni, che possono comportare negativi riflessi sull'andamento dell'economia.

 

Se a prevalere è la componente "LAVORO", tra le situazioni che possono crearsi, quella, che più è percepita, più strumentalizzata ma non la più pericolosa per l'andamento dell'economia, è l'inflazione. Questo può accadere se l'aumento dei salari si traduce tutto in un aumento di domanda in presenza di una offerta stabile.

Se la bilancia pende invece dalla parte del "CAPITALE", la situazione peggiore (anche la più pericolosa per l'economia), è il verificarsi di un crescente calo dei consumi. Questa situazione crea un pericoloso avvitamento verso il basso, che porta prima alla stagnazione e poi alla recessione.

 

In Italia negli anni '70 e almeno fino a metà  dell'80 del secolo scorso, fu la componente lavoro a prevalere. Furono anni di forti tensioni sociali. Anni in cui  le classi lavoratrici, grazie alla ritrovata unità sindacale, ad un clima politico favorevole, riuscirono a strappare migliori condizioni di lavoro e di salario. Furono anni anche caratterizzati da una forte inflazione, che agli inizi degli anni '80 raggiunse punte intorno al 20%. Questa però non fu determinata dalle conquiste salariali dei lavoratori- Fu invece causata soprattutto da fattori esterni. In particolare, da aumenti senza precedenti nel costo delle materie prime, seguiti al famoso shock  petrolifero e dalla svalutazione del dollaro non più agganciato al prezzo dell'oro.

 

Dalla metà degli anni '80 è in atto la rivincita del Capitale. Rivincita favorita da diversi elementi tra cui: 1) L'avvento delle correnti neoliberiste, che, dopo la caduta del muro di Berlino si sono affermate come il pensiero unico  in economia; 2) Il progresso tecnologico, che ha allentato la pressione del lavoro sulle aziende e, banalizzando tante figure professionali, né ha svilito il valore; 3) L'aprirsi al "mercato"di tanti paesi sull'onda della globalizzazione. Questo ha favorito la delocalizzazione di tante attività industriali verso paesi a basso costo del lavoro e  privi da vincoli ambientali. Alcuni di questi paesi, come quelli dell’Est Europa, entrati a fare parte dell’U.E, hanno potuto sfruttare i  contributi ricevuti per praticare anche politiche fiscali scorrette.

Se agli effetti negativi,  sopra riportati, si aggiungono quelli, scaturiti dalla introduzione dell’euro e  quelli dalle politiche di austerità dell’U.E., si può capire il perché della decrescita e/o bassa crescita della nostra economia registrata negli ultimi 20 anni.


Tutto questo dove ci porta? Ad affermare ancora una volta la necessità del ruolo essenziale dello Stato nella economia.  Non per fare l’imprenditore di “caramelle” ma per fissare, controllare le regole del gioco tra le parti sociali, gestendo i servizi di pubblico interesse, intervenendo quando si venissero a creare forti disuguaglianze sociali.

Il Governo appena nato dove ci porterà? Se la pandemia sarà superata entro l’estate, si potrebbe  avere, per l’anno in corso e per il prossimo, il famoso “rimbalzo del gatto” di cui si prenderà il merito; poi l’economia italiana tornerà ad arrancare, come  avviene da 20 anni a questa parte. I nodi del nostro Paese sono diversi tra cui le politiche economiche di “questa Unione Europea”ed un’arcaica, obsoleta struttura dello Stato.


TONINO DI TORRE DI FINO 19.02.2021

PERCHE' L'ITALIA POSSA TORNARE "A RIVEDERE LE STELLE"ORNARE

 Quando in un paese, come il nostro, il sistema economico consente ad una ristretta cerchia di cittadini di arricchirsi sempre mentre fa crescere il numero di coloro che cadono nel baratro della povertà e del bisogno,  chi governa  dovrebbe intervenire per porvi rimedio. Si  rischia altrimenti la pace sociale e si finisce col mettere in pericolo le stesse istituzioni democratiche.

 Con quali strumenti è possibile intervenire?

In uno Stato “sovrano” il Governo, per intervenire sul sistema economico, ha a disposizione essenzialmente: 1) il potere di emettere  moneta e regolarne la circolazione;  2) il potere d’imporre  le tasse.

L’Italia purtroppo è  uno Stato a " sovranità limitata”. Questo perché:

Una classe di politici, incapace e preoccupata solo di conservare potere e privilegi, ha pensato furbescamente che si potessero risolvere i problemi del paese, scaricandoli fuori dai confini nazionali. Per fare questo non ha esitato a vendere pezzi strategici di sovranità nazionale.”

Con l’adesione al trattato della moneta unica ed a quella successiva sul controllo  sul sistema bancario, i possibili interventi sul sistema economico risultano fortemente limitati. Non solo! Avendo dovuto trasformare il debito pubblico in una valuta, il cui controllo è in mani esterne, ha esposto il Paese ai ricatti e alla speculazione della finanza internazionale.  Il Quantitative Easing, con cui la Bce da qualche anno interviene sul mercato a sostegno delle obbligazioni degli Stati aderenti all’euro, sta avendo un effetto positivo sull’andamento dei tassi ma, per come è strutturato,  può trasformarsi in uno strumento di ricatto su un eventuale governo, che non si adeguasse agli ordini di Bruxelles. Non è da meno  il Recovery Fund di cui tanto si sta parlando e litigando da qualche mese. La quota” a fondo perduto corrisponde  più o meno ai contributi che l’Italia dovrà versare per i prossimi anni e il resto non è che un prestito ( quindi nuovo debito ) il cui utilizzo è sottoposto a tali e tanti condizioni, che difficilmente farà ripartire l’economia del paese.

E’ da ingenuo o da furbo solo pensare che gli altri risolvano i nostri problemi. Sarebbe una vana speranza! L’Italia rischia di essere per l’Unione Europea quello che il Sud, suo malgrado, è diventato per l’Italia. Un’appendice da tenere legata perché fa comodo e fino a quando farà comodo.

Andare  “con il cappello in mano” a chiedere aiuti comporterebbe un prezzo insopportabile: la perdita della dignità e della libertà di decidere del nostro futuro, del nostro modo di vivere.

Per il livello raggiunto dal nostro indebitamento e soprattutto perché è in una valuta di cui non si ha il controllo, rimane a disposizione pertanto solo il potere impositivo.  Peccato che questo strumento risulta essere, per ragioni facilmente intuibili, il meno gradito dai cittadini e non solo in Italia. Non è uno strumento neutro!. Se si vuole, lo si può usare in maniera per spostare il suo peso tra i diversi ceti sociali.

Ecco una delle modalità, che sarebbe necessaria adottare per rilancia l’economia, per fare ripartire innanzitutto i consumi, indispensabili perché le imprese riprendano ad investire.

 Una “Robin Hood”tax di scopo da 70/miliardi che assorba l’imu esistente, la tassa sui depositi amministrati,  bolli sui c.cti ecc. Progressiva, con franchigia di 500/mila euro. Imposta  0,5% fino al milione e poi con uno aumento di uno 0,1% per ogni 100/mila euro fino a raggiungere il 5% o comunque fino a consentire il gettito sopra indicato.

Per fare cosa? A) aumentare le pensioni minime a 1000/euro. B) ridurre in maniera progressiva l’irpef per dipendenti e pensionati per circa il 25/30%; a decrescere, partendo dal basso e fino a 75/mila euro lordi. C) abolire o ridurre in maniera consistente l’irap per le attività produttive. Non si tratta del gioco “ delle 3 carte”. Si tratterebbe di spostare risorse  dalle tasche di quel 20%, che detiene oltre il 60% della ricchezza nazionale, verso le tasche dei ceti meno ambienti, con impatto positivo sull'economia. Si colpirebbe  anche quella parte di ricchezza, accumulata evadendo le tasse o frutto di attività illecite.

 Quanto sopra andrebbe poi accompagnato da:

Una emissione di Buoni del Tesoro “Perpetui” 50/miliardi annui; tasso 3%, con facoltà di rimborso a sorteggio in base alla crescita del Pil. Gran parte dei titoli  (una quarantina di miliardi) andrebbero assegnati  ai tanti beneficiari di crediti fiscali e di detrazioni d’imposta. Il tutto riservato ai residenti in Italia. Titoli negoziabili sul mercato, sul quale dovrebbe operare a sostegno una banca “pubblica”.  ( Cassa Depositi e Prestiti + Medio Credito Centrale o Monte Paschi). In Germania c’è!

 Per fare cosa? Quegli investimenti e quelle riforme necessarie (che non sono quelle di cui si sentirà parlare nelle prossime settimane) per rilanciare l’economia. Arrestare il lento declino verso il quale, da almeno 20 anni, una classe politica mediocre sta condannando l’Italia.

NB: Per non allarmare più di tanto, ho usato un eufemismo, parlando Robin Hood tax. Credo che sia facilmente intuibile a cosa si faccia riferimento. In Italia sembra però che  parola patrimoniale  sia addirittura proibito pronunciarla! Ma se la chiedesse l’Europa…

Grazie, se siete arrivati fino in fondo.

Tonino di Torre di Fino  19.02.2020                                          

IL FUTURO DELLA BASILICATA (secondo T. di Torre di Fino)

 IL FUTURO DELLA BASILICATA ( secondo T. di Torre di Fino)

I Lucani non hanno bisogno di dati statistici; sono perfettamente consapevoli  che il problema o il dramma n.1 della loro regione è il lavoro!

Per creare lavoro è necessario però dare una svolta, anzi una scossa, ad un insufficiente ed asfittico sistema produttivo. Per dare questa scossa bisogna tenere presente: 1) le amare esperienze del passato (vedi Val Basento) e quello che sta succedendo in Val d'Agri; 2) le risorse, che l’ambiente ci offre, da ciò che conosciamo, da ciò che meglio sappiamo fare.

Sono due i settori principali su cui si può intervenire e nel contempo rimanere nell’ambito di uno sviluppo economico sostenibile: l’agricoltura e il turismo.

Cosa fare per l’agricoltura.

L’obiettivo deve essere quello di produrre di più, molto di più, ma in maniera diversa. Bisogna affiancare gradualmente alle forme attuali quelle di una agricoltura di tipo intensivo, non più soggetta alle stagioni e ai capricci del clima. Come? Puntando su un sistema di serre fotovoltaiche o fattorie del Sole, come sono state definite. Questo sistema, oltre l’acqua, richiede il consumo di energia elettrica; energia, che si può produrre utilizzando la terza risorsa, di cui si può disporre (dopo l’acqua e il petrolio), il sole! Fare ricorso quindi al fotovoltaico per produrre energia pulita, che è anche sempre più conveniente.
Questo tipo di agricoltura, da praticarsi nel Metapontino e lungo le valli dei nostri fiumi, permetterebbe di produrre molto di più, con più elevati margini di guadagno e soprattutto assorbirebbe tanta manodopera. Attenzione! Non manovalanza di basso profilo ma manodopera qualificata e pertanto anche meglio remunerata. 
Più a monte andrebbero avviate attività per la lavorazione, trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli, che assorbirebbero altra manodopera. Fondamentale sarebbe poi favorire la creazione di filiere tra le aziende del primo e secondo gruppo, integrandole ad una rete commerciale aggressiva e a una logistica in grado di fare arrivare i nostri prodotti su tutti mercati  italiani ed esteri.
Sulle zone montane sono da praticare, con tecniche moderne, soprattutto allevamenti di animali da carne  e nelle zone boschive una intelligente silvicoltura con relative attività connesse. Il tutto andrebbe infine supportato da centri di sperimentazioni agricole e da centri per la formazione di personale qualificato.

Cosa fare per il Turismo.

Bisogna intanto risolvere il grave problema dell'erosione, che rischia di fare sparire le spiagge ioniche. Poi andrebbe completamente rovesciato il tipo d’intervento  fin qui favorito. Non più villaggi di cartongesso o improbabili mega strutture, che hanno evidenziato  scandali e fallimenti (vedi i casi di Cityholding e di Marinagri).  Andando controcorrente, bisognerebbe favorire la costruzione di un maggior numero di strutture ricettive, evitando ovviamente la cementificazione selvaggia della costa e gli errori o gli orrori compiuti in altre zone d’Italia.
Va sfruttata fino in fondo l'opportunità, che ha rappresentato "Matera capitale della cultura 2019" per tutta la Basilicata. Tantissimi turisti italiani ed esteri hanno avuto l'occasione di conoscere ed apprezzare,nel loro primo approccio, solo una parte delle bellezze, che nasconde la nostra terra. Bisogna continuare nell'attività di promozione, migliorare la rete viaria e dei trasporti, offrire servizi collettivi per visitare un territorio bello quanto difficile. Vanno evitate l' "esagerazioni" di operatori turistici improvvisati perché il turista non dimentica.  

E’ arcinoto come  il turismo sia attività che assorbe manodopera e, nel nostro caso, andrebbe anche bene ad integrarsi ed a sostenere il settore agro alimentare di cui sopra.

Con quali risorse
? Con quelle del petrolio, la cui estrazione, per la verità, sembra comportare più danni che benefici e con fondi comunitari, che non vanno sperperati in tanti rivoli, politiche clientelari ed enti inutili, come invece sta  avvenendo da sempre.

E non basta!

Occorre: a) anche una fiscalità di vantaggio per un lungo periodo. Una sola imposizione (contributiva e fiscale) intorno 15% sia per le imprese sia per lavoratori.
-b) la realizzazione di infrastrutture a difesa del nostro fragile territorio e quelle,  sempre promesse e mai realizzate, per un migliore collegamento alle reti di comunicazioni nazionali di cui la regione è carente. Quella sopra delineata è una visione di lungo periodo, che richiede del tempo, che andrebbe approfondita, che richiede condivisione e disponibilità al cambiamento.

C’è una cosa che i Lucani intanto possono fare da subito e che non costa nulla. Dare la preferenza, comprare prodotti della propria terra.
T.d.T.d.F.





"Perché abbattere il debito pubblico con l'azzeramento dei titoli acquistati col Q.E.?


“PERCHE' ABBATTERE IL DEBITO PUBBLICO  CON L’AZZERAMENTO DEI TITOLI PUBBLICI,  ACQUISTATI NELL’AMBITO DEL  QUANTITATIVE  EASING?”
Lo Stato moderno, oltre a svolgere le storiche funzioni (difesa esterna, ordine interno, amministrazione della giustizia) è chiamato sempre più  a soddisfare nuovi  bisogni della collettività (sanità, istruzione, welfare ecc.).Per fare tutto ciò ha a disposizione  tre strumenti  o meglio due poteri e una facoltà: emettere moneta, tassare i cittadini, ricorrere all’indebitamento. Sono strumenti da usare con equilibrio e in maniera diversificata, secondo l’andamento dell’economia e per gli scopi sociali, che s’intendono raggiungere.

L’Italia, con l’adesione al trattato della moneta unica, ha ceduto alla BCE il potere” più importante”, quello di emettere moneta.

In cambio di che cosa? In pratica di nulla o quasi.

In Italia, negli ultimi vent’anni, abbiamo avuto diversi eventi catastrofici; terremoti,  alluvioni e disastri di vario genere. Eventi che hanno richiesto ingenti risorse finanziarie per fare fronte ai danni, che ne sono derivati. Nel 2008 poi c’è stata la grande crisi finanziaria internazionale , che ha avuto pesantissimi e persistenti riflessi negativi sulla nostra economia prima e sul sistema bancario più tardi.

In paesi come Usa, Giappone, GB, per citarne solo alcuni, le Banche Centrali, in occasione di eventi, come quelli sopra citati, sono intervenute in favore dei governi con una massiccia immissione di nuova moneta. Non così ha potuto fare la BCE.  Per statuto, tale organismo infatti ha solo il compito di mantenere la stabilità dei prezzi nell’area euro. Non può quindi finanziare direttamente gli stati membri; non può svolgere  in altre parole la funzione di prestatore di ultima istanza, per nessuna ragione, anche in presenza di grandi calamità. Questo ha comportato per l’Italia il ricorso a contrarre più debiti, a imporre più tasse, a ridurre i servizi come per la sanità e l’istruzione.

E il ben noto Quantitative Easing a cosa è servito? E’ stato un intervento a difesa innanzitutto del sistema finanziario e bancario che rischiava il collasso. Per l’Italia ha avuto, come unico risvolto positivo, un modesto contenimento del costo del denaro.

Detto questo, ora bisogna però fare un po’ di chiarezza sul suo meccanismo.
La maggior parte dell’opinione pubblica, attraverso la lettura di giornali o attraverso le reti televisive, credo sia giunta alla convinzione che la Bce, tra il 2015 e il 2019 abbia acquistato titoli pubblici per 2600/miliardi, stampando moneta.
La Bce non ha invece stampato moneta!
Se l’avesse fatto, nell’attivo del suo bilancio 2019 sarebbero appostati titoli per 2600/miliardi e nel passivo un incremento dello stesso importo nella voce “ moneta in circolazione”. Nel bilancio della Bce sono invece appostati solo 250/miliardi di titoli. Solo quelli emessi da enti sovranazionali,  come Banca Mondiali e BEI.  Perché questo?  Perché la BCE, sempre a causa del suo Statuto, non può assumere rischi per default di uno Stato né rischi per perdite sul prezzo delle obbligazioni.
Allora cosa è avvenuto in pratica?  I titoli sono stati acquistati dalle Banche Centrali Nazionali, nel rispetto del peso degli Stati nel capitale della BCE.
La Banca d’Italia nel bilancio 2019 riporta infatti nell’attivo 384/miliardi per titoli  relativi al Q.E. Nel passivo espone un debito verso la BCE alla voce Target2” di 438/miliardi. Perché gli importi non coincidono? Perché il Target2 è un conto di transito per il quale passano tutti i movimenti valutari (finanziari e commerciali) in entrata e in uscita, dell’Italia con il resto del Mondo. In pratica per i paesi, come l’Italia, che avevano già una esposizione negativa, nel Taget2 si è verificato un aumento del saldo. Per quelli come la Germania, con un saldo fortemente in attivo,  l’importo dei titoli acquistati, ha comportato  un decremento del saldo positivo del conto citato. Il tutto è avvenuto con alcuni semplici click sui computer. Le Banche Centrali Nazionali a loro volta, acquistando sotto le direttive della BCE sul mercato secondario le obbligazioni( per la maggiore parte di debito pubblico), hanno alimentato la liquidità delle banche commerciali del proprio paese.

Come è stata contabilizzata nel bilancio della BCE questa moneta “scritturale?
Come avvenne nel 2000 per l’emissione delle banconote, è stata portata in bilancio come debito. Chi sono i creditori di questo debito?
Sono gli stessi Stati, in quanto  soci/azionisti della Bce, che hanno ceduto la loro facoltà di emettere moneta. 
Stati, che da un lato, risultano essere debitori per le obbligazioni emesse e acquistate dalle Banche Centrali Nazionali e, dall’altro, creditori per la moneta, sia pure scritturale, utilizzata dalla BCE per il loro acquisto.

Stando così le cose, sembra chiaro e perfettamente legittimo il diritto degli Stati di potere chiedere alla BCE la compensazione delle loro ragioni di credito e di debito nei confronti della stessa. L’operazione porterebbe per gli Stati all’abbattimento dell’indebitamento complessivo e ad un risparmio in termini d’interessi.  Per alcuni paesi, come l’Italia con una elevata esposizione debitoria, sarebbe come manna dal cielo!

Quando esercitare questo diritto se non ora che stiamo per attraversare il periodo più difficile per il nostro Paese dal secondo dopo guerra?

TONINO DI TORRE DI FINO  22 Arile 2020

Possibile via d'uscita dalla grave crisi economica, che sta per abbattersi.


POSSIBILE VIA D’USCITA DALLA GRAVE CRISI ECONOMICA, CHE STA PER ABBATTERSI.

Era facilmente prevedibile che i primi provvedimenti del Governo, per fronteggiare la grave crisi economica imminente, risultassero insufficienti, frammentati e senza l’impatto necessario.
Vediamo invece, con una congrua dose di fantasia, come si potrebbe intervenire in maniera adeguata ed efficace per riparare i guasti che le misure adottate per frenare l’epidemia, stanno causando al tessuto produttivo del paese.

Importo da mettere subito a disposizione 100/ miliardi di euro pari a circa il 6% del Pil. Importo aumentabile, se necessario.

Come?  In contanti? Via impraticabile al momento. E allora? In Buoni fruttiferi “perpetui” (ripeto: perpetui) al tasso del 4%. Con facoltà da parte dello Stato di consentire il loro utilizzo per pagare le tasse o di rimborsarli gradualmente quando l’economia ricominciasse a crescere in maniera adeguata.

Come distribuirli agli operatori economici, che hanno subito danni?  In base al fatturato dell’anno precedente, diviso dodici x il periodo in cui hanno dovuto chiudere l’attività o in base al calo di fatturato (da dimostrare) a causa dei vari provvedimenti adottati per fare fronte al'epidemia.  Dal’importo così determinato, (da non contabilizzare in bilancio 2020) andrebbe detratta un’imposta a titolo definitivo del 20%.  
Dove fare quest’operazione? Direttamente presso una banca o uff. postale, che dopo avere verificato la documentazione (dichiarazione dei redditi o dell’iva), metterebbe a disposizione dell’operatore l’equivalente in titoli di cui sopra.

E “ a questo punto”?  Chi avesse bisogno di “moneta sonante” potrebbe vendere tutto o in parte i buoni, che sarebbero quotati in Borsa.

Perderebbero di valore?  Si venderebbero sotto la pari? Niente affatto!  Con i tassi “a zero”, che verranno praticati almeno per i prossimi 5/10 anni , questi buoni al 4% risulterebbero particolarmente graditi dai fondi pensioni, dalle società assicurative,  dai piccoli risparmiatori( che potrebbero così contare su una rendita certa) ed anche delle stesse banche.  A sostegno dell’operazione si potrebbe mettere la Cassa Depositi e Prestiti, trasformata in una banca pubblica, o lo stesso Monte dei Paschi, che in pratica è da considerare già banca pubblica.

Non ci sarebbe bisogno di adottare  tanti altri provvedimenti. Le aziende potrebbero pagare regolarmente stipendi e salari, versare tasse e contributi; la famiglie fare fronte regolarmente  ai loro impegni.
E  con l’Unione Europea come metterla? Ora non ci sarebbe problema alcuno, essendo stato già sospeso il famigerato patto di stabilità.

Quanto sopra prospettato, sarebbe un intervento dal lato “dell’offerta”, cioè delle imprese. Nel’attuale situazione è preminente, infatti, salvare le imprese, in particolare le medie e piccole, che altrimenti potrebbe essere costrette a chiudere con gravi danni sotto il profilo sociale. Una volta messo in sicurezza e fatto ripartire l’apparato produttivo del paese, bisognerà intervenire sul lato della domanda. Negli ultimi quindici anni i consumi sono scesi di circa 70/mdi perché nel frattempo si è perso almeno il 40% del potere d’acquisto.  Se quest’ultimo non venisse gradualmente aumentato, difficilmente potremmo avere una crescita dell’economi . 
Tonino di Torre di Fino Marzo 2020  

NOTE (A PERDERE) PER POLITICI E PER EUROPEISTI "A PRESCINDERE"







    NOTE ( A PERDERE) PER POLITICI E PER EUROPEISTI “ A PRESCINDERE”
    Stiamo attraversando forse i momenti più difficili e complicati dal secondo dopo guerra . Momenti che avranno purtroppo risvolti sul piano economico sicuramente pesanti ed ancora difficili da quantificare.
    Gli interventi, che il Governo sembra intenzionato ad adottare, appaiono frammentari ed insufficienti .
    Il volere reperire poi le necessarie risorse finanziarie, ricorrendo a qualche decimale di flessibilità di debito concesso dall’U.E., non sembra maniera appropriata. In Autunno il Paese, molto probabilmente, si troverebbe in recessione e sicuramente con un debito ulteriormente cresciuto.
    Le scelte difficili, che allora ci verrebbero richieste dalle “iene” ( U.E. Fmi, Ocse e agenzie di rating ) se accettate, potrebbero essere tali da mettere a dura prova la convivenza civile e persino le stesse istituzioni democratiche.
    Allora invece cosa fare?
    Il Governo in carica, sulla base di una mozione votata in modo unanime dal Parlamento, dovrebbe presentare in sede di Consiglio Europeo una proposta di riforma della BCE e, in subordine, del funzionamento dell’euro.
    Per la Bce andrebbe richiesto la riforma del suo statuto in modo che la banca potesse emettere moneta almeno in momenti particolarmente difficili, come quelli che stiamo vivendo e in casi di gravi disastri naturali ( come terremoti, alluvioni ecc. ecc.) Moneta che gli Stati dovrebbero destinare esclusivamente per investimenti a sostegno dell’ economia e/o per il ripristino delle infrastrutture danneggiate dalle calamità naturali.
    Come alternativa alla proposta di cui sopra, si potrebbe prospettare di trasformare la funzione dell‘euro da moneta unica in moneta comune. In questo caso gli Stati sarebbero liberi di affiancare all’euro una moneta nazionale, ad uso interno, non convertibile.
    Il tutto senza accuse e sterili polemiche di parte.
    E se ci trovassimo davanti un muro? I muri crollano o si abbattono!


    Tonino di Torre di Fino       8 Marzo 2020

    CONTRO MANOVRA ECONOMICA PER IL 2020

                                   CONTRO MANOVRA ECONOMICA 2020
                                    (populista e socialista e ...pure europeista)


    1) Aumento dell'iva, come da clausola di salvaguardia, con blocco per pane, pasta, zucchero, latte, elettricità e gas e per qualche altro prodotto di prima necessità. Aumento doppio invece per super alcolici, profumi, elettronici, ed altri prodotti  di lusso, specie se importati.

    2) I 25 miliardi derivanti dall'aumento dell'Iva, da utilizzare per: a) aumento di 100 euro al mese per pensionati  con un assegno inferiore a 1000 euro; b) per ridurre l'irpef a lavoratori dipendenti e pensionati fino almeno a 40.000 euro di reddito lordo. Con queste misure almeno il 50% degli italiani recupererebbe ampiamente i maggiori costi derivanti dall'aumento dell'iva. per cui non si dovrebbe avere impatto alcuno sui consumi.

    3) Applicazione di una patrimoniale progressiva per 25/ miliardi sui patrimoni a partire da 2/miliardi su dati  30/09/2019. Da utilizzare: per 10/miliardi per abbattere il cuneo fiscale ( 50% per le aziende 50% per i lavoratori), 5/mdi per investimenti nella sanità e nella scuola; 5/mdi da sommare ai circa sette del reddito di cittadinanza da versare a chi si trova in povertà assoluta; i restanti 5/mdi per investimenti per opere a difesa del territorio.

    Manovra da 50/mdi di cui solo 25/mdi in deficit, pari 1,5% del Pil contro il 2,4% prevista dalla manovra del Governo. In U.E. forse farebbero pure salti di gioia!! Inoltre verrebbe azzerata veramente la clausola di salvaguardia 2019 e non rinviata al 2020 come hanno fatto i maghi delle tre carte del PD e gli apprendisti stregoni penta stellati.

    Certo, si aumenterebbero le imposte ma, nella forma giusta e su quello 20/30% di cittadini che possiedono almeno per il 70% la ricchezza nazionale.! Se non su di loro, su chi? Sugli evasori? Certo,  se non fosse, quella della lotta all'evasione, una guerra persa in partenza!!

                                                                           UN ECONOMISTA DI STRADA

    N.B. A mio parere, la manovra, sopra proposta, non sarebbe sufficiente a dare quella scossa per rimettere in moto la nostra economia. Per farla ripartire occorrono molti più soldi. Tanti più soldi. La soluzione ideale sarebbe quella che l'Euro da moneta unica venisse trasformata in moneta comune, consentendo così a paesi come il nostro di riprendersi almeno parzialmente la politica monetaria. Come? Con l'introduzione di una moneta parallela, elettronica; solo per uso interno. Quanta di questa moneta? Gradualmente fino a portare la crescita del PIL intorno al 3% e mantenendo però l'inflazione a circa 2/3 della crescita. Tanti, che si dichiarano contrari all'uscita dell'Italia dall'euro, dicono poi che l'U.E. andrebbe però cambiata. Vi sembra che la nostra attuale classe politica, nel suo insieme, sia capace di elaborare un piano di economia  e di politica monetaria per cambiare l'U.E ?  A me sembra che non sia neanche capace di trattare in maniera credibile.

                                                         Tonino di Torre di Fino






















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    Polemiche intorno ad un'associazione non ancora "nata"

     POLEMICHE INTORNO AD UN' ASSOCIAZIONE NON ANCORA “NATA” ( ma nascerà?)
    Dopo il fallito  tentativo negli anni ’90 di auto gestire delle  attività ricreative , negli ultimi tempi  tra i pensionati della nostra comunità è andato crescendo  il disagio per la mancanza di un centro in cui  trascorrere momenti di aggregazione, specie durante i mesi  invernali.  Disagio che, per  tanti di loro, è aumentato ulteriormente quando è venuto a mancare il compianto Mimì Grieco la cui “piteia” svolgeva in pratica  la funzione di un vero e proprio centro sociale. In quel suo locale si poteva infatti ,oltre  leggere i giornali, scambiare  opinioni, discutere su  fatti e circostanze della vita quotidiana.
    Più volte si era cercato in passato di sensibilizzare l’Amministrazioni Comunali  sulla necessità di mettere a disposizione dei locali idonei allo svolgimento di attività ricreative e culturali per  gli “over 60”. L’anno scorso sembrava che  l’Amministrazione del Sindaco Buono avesse finalmente  recepito  tali esigenze. Veniva infatti messo  a disposizione un locale, che pur presentando delle criticità per i “diversamente abili”, risultava gradito perché ubicato nel nostro Castello e quindi a pochi passi dal centro cittadino.
    A distanza di pochi mesi però  sta emergendo  una situazione a dir poco paradossale.
     L’intenzione della precedente Amministrazione,  espressa dall’ex  Sindaco Buono,  era, per la verità,  quella di mettere il locale a disposizione di una costituenda associazione “tra le generazioni” con lo scopo d’intercettare con apposite iniziative  eventuali  fondi comunitari e/o regionali. Tutto questo anche in collaborazione con analoghe associazioni dei paesi limitrofi. Con finalità quindi poco  in comune con quella di una semplice associazione per pensionati. .
    Si  andava  verso il  termine del mandato  dell’Amministrazione Buono e in attesa del rinnovo del Consiglio Comunale, l’iter dell’iniziativa sembra sia rimasta in pratica nel limbo. Intanto i pensionati  hanno continuato a frequentare il locale; era stato eletto pure un direttivo, erano state raccolte le adesioni  e c’era stato chi si era pure prodigato diligentemente nella elaborazione di uno statuto.
    Qualche giorno fa qualcuno si è svegliato ed ha dato la sveglia. E’ stata convocata un’assemblea degli aderenti  a cui è stato sottoposto all’approvazione un nuovo statuto in linea, a quanto sembra, con l’originaria idea di un’ associazione “intergenerazionali.
    Questo ha fatto scoppiare vivaci polemiche sia con una parte dell’opposizione dell’attuale giunta sia tra gli stessi  associati; polemiche che rischiano di seppellire “na cri’ ietura”, a quanto sembra, non ancora nata. Non risulta infatti ancora stipulato l’atto costitutivo ma intanto si polemizza vivacemente sui rapporti, che dovrebbero intercorrere tra Comune e associazione e sui nomi che dovrebbero  gestirla.
    E’ necessario pertanto che l’Amministrazione faccia a questo punto chiarezza.
     La nascente associazione,  perché possa  accedere ai fondi sopra citati, per perseguire i suoi scopi, deve in pratica essere considerata uno strumento dell’Amministrazione Comunale?  Se così fosse, non si perda tempo in inutili consultazioni tra gli associati. Il Sindaco o chi ha a delega ai servizi sociali  chieda “cortesemente” a sette cittadini, di cui almeno tre donne e due tra quelli segnalati dai gruppi di opposizione,  di procedere:
    1)      alla stipula dell’atto costitutivo, adottando uno statuto idoneo a perseguire le finalità di questo tipo di associazione, rispettando quanto previsto dalla legge riguardante le Onlus  e dalla legge riguardante le pari opportunità uomo/donna negli organi collegiali.
    2)      di  nominare gli organi di gestione, come da statuto, ma con una durata temporanea non oltre un anno;
    3)      di formalizzare le adesioni all’associazione già raccolte,fissando una eventuale quota annuale di partecipazione;
    4)      di espletare tutte le formalità di rito affinché l’associazione possa essere iscritta  nei vari registri , previsti dalla legge e possa pertanto cominciare ad  operare.
    Alla scadenza  del primo anno, se la “cri ietaura” sarà già in grado di camminare con le sue gambe, si potrà procedere al rinnovo di tutte le cariche sociali in maniera democratica, rispettando sempre la parità di genere negli organi collegiali.
    E per  pensionati, che sono stati  trattati nel frattempo come una  riserva indiana ? La loro presenza deve rimanere parte integrante e indispensabile dell’associazione, altrimenti lo stesso scopo dell’associazione verrebbe meno!  A loro il Comune dovrebbe lasciare, mediante un regolare contratto di comodato e sotto la guida di un componente del Direttivo, l’uso dell’attuale locale dove potranno continuare a tirare “le orecchie” ad un mazzo di carte” ed a polemizzare tra di loro “ del più e del meno”! Naturalmente a patto che garantiscano la loro disponibilità personale a collaborare per le finalità dell’associazione.
    La sede  dell’associazione, appena possibile ,dovrebbe essere infatti spostata presso i locali dell’ex scuola Media.
    Suggerimenti “a perdere” di Tonino di Torre di Fino, che si scusa in anticipo per eventuali inesattezze, dovute in particolare alla tanta confusione che regna intorno all’argomento.
    Torre di Fino 28/7/2019
    .  
     


    SE FACESSERE SINNACH A ME


     Amici e non: State sereni. E' solo una battuta per suscitare curiosità. La volta scorsa mi presi la libertà di compilare una goliardica pagella per gli amministratori uscenti. Fu il post più letto del mio blog. Rischiai però una " bella mazziata", evitata solo perché amico del padre  di chi mi aveva promesso "la mastatura".  Non oso immaginare cosa mi potrebbe succedere, se disgraziatamente in mancanza "di iuomini' buoni" fossi " fatt sinnac du lu paisi". Per mia fortuna, non sarà così perchè a Miglionico ci sono tante brave persone che aspirano a ricoprire tale difficile carica, come già dovrebbe essere a vostra conoscenza.
    Questo mio intervento ha invece solo lo scopo di ricordare a chi dovesse subentrare agli attuali amministratori alcuni annosi problemi, che non sono stati ancora affrontati né risolti nonché per parlare della vera grande sfida, che abbiamo di fronte.

    Le cose promesse e non mantenute dall'Amm.ne uscente. 
    Regolamento urbanistico. Mi è sfuggito qualche cosa? Nel caso, mi scuso anticipatamente. Stando però a quanto segnalatomi sembra che il tutto sia rimasto nel limbo. Questo nonostante la solenne promessa del Sindaco uscente che, almeno il regolamento urbanistico sarebbe stato approvato al massimo entro Natale. Era il giugno 2014 quando lo disse e per la verità a sua scusante, se ricordo bene, non  disse però  l'anno. 
    L'atto di cui sopra, è strumento indispensabile per gestire bene il territorio, per evitare abusi da parte dei cittadini e possibili atti di corruzione. Se ne discute da almeno vent’anni; si sono spesi intanto centinaia di migliaia di euro per incarichi e consulenze varie ma lo stato delle cose è ancora  ignoto ai comuni cittadini.
     Un regolamento edilizio "stringente" per il centro storico. È uno strumento che si potrebbe persino copiare da quanto fatto per altri centri storici! Nel nostro caso, andrebbe fatto d’intesa e con il coinvolgimento preventivo della Sovrintendenza ai beni Culturali onde evitare i tempi lunghi, che di solito intercorrono prima d'iniziare una ristrutturazione. Al riguardo, oltre ad imporre precisi obblighi ai privati per la manutenzione dei loro immobili, andrebbero resi responsabili e sanzionabili i professionisti, le imprese e/o gli artigiani del settore per i lavori eseguiti, che risultassero non conformi a quanto previsto dal regolamento.
    Con il regolamento urbanistico si dovrebbe incoraggiare soprattutto il recupero delle abitazioni del centro storico con opportune agevolazioni e/o contributi da chiedere alle pubbliche istituzioni. Quello che in pratica poi si è fatto per "l'accoglienza diffusa". Sarebbe intanto da fare un particolare censimento per individuare i titolari dei tanti immobili che risultano abbandonati già da tempo prima che vada persa ogni traccia dei loro eventuali eredi. Si dovrebbe evitare inoltre una ulteriore espansione del paese a valle, che comporta spreco di territorio ed aumento dei costi per i servizi.
    Le cose da fare.
    1) Monitorare con estrema attenzione le criticità del centro storico onde evitare casi come quelli di Pomarico.
     2) Abbattere le vecchie case popolari di via Estramurale Castello e di via Papa Giovanni per le quali non sembra ci possa essere un futuro diverso. Le spese? A carico degli enti che incassavano gli affitti. Se non si ottemperasse?  Via giudiziale per recuperare quanto dovuto. L'aerea edificabile di via Papa Giovanni potrebbe essere assegnata ad una eventuale coop. per la costruzione di nuove alloggi. Coop. che potrebbe procedere alla demolizione del vecchio manufatto a fronte degli oneri di urbanizzazione e del costo dell'area. Più difficile si presenta una iniziativa analoga per via Estramurale Castello per problemi, a quanto sembra, di natura geologica e per la presenza, come proprietari di alcuni alloggi di privati cittadini. Se non fosse possibile ricostruire, si potrebbe trasformare l'area in parcheggi, sempre più necessari per la crescita del turismo.  Il problema dello smaltimento dei materiali di risulta potrebbe trasformarsi in una eventuale opportunità per creare, magari  in collaborazione con i paesi vicini, una struttura capace  di trasformarli in prodotti riluitizzabili nella stessa edilizia.
    Per la zona destinata alle attività produttive, bisognerebbe valutare attentamente se sia il caso di ampliare quella attuale o se non sarebbe meglio prevedere uno suo spostamento in un’area più a valle per le eventuali nuove attività. Per  quanto riguarda il rione Pila/Trinità bisognerebbe prevedere spazi per le attività commerciali, culturali e di aggregazione sociale
    3) Recupero dei vecchi immobili storici. 
    Vecchio Municipio con il chiostro del Convento. 
     Impensabile che il nostro Comune possa procedere al suo recupero con le sue risorse. Qualche tempo fa, fu fatto un concorso d'idee, promosso dall'Università di Lecce, che prevedeva il riutilizzo come sede del Comune. Dopo la premiazione tutto è ricaduto nel dimenticatoio.
    Palazzo Corleto. E' una struttura privata, che ha una valenza storica almeno per una parte dell'esterno . Gli eredi si ostinano ad esporre da tempo un cartello "vendesi" ma francamente non si vede chi  possa trovare interessante investire in una struttura così onerosa da recuperare. Intanto "chi  di dovere" dovrebbe preoccuparsi di mettere la struttura in sicurezza perché quella esistente appare del tutto inadeguata. 
    Si potrebbe interessare il F.A.I, che ha come oggetto della sua attività il recupero dei vecchi palazzi storici. Ammesso che si aprisse una prospettiva del genere, però sarebbe forse necessario procedere all'esproprio e gli eredi dovrebbero nel caso accontentarsi di un semplice modesto indennizzo, come avvenne per il Castello.
    Vecchio Serbatoio.
    Sembra che per l' Acquedotto Lucano la struttura non sia più necessaria per il suo utilizzo originario. Se così fosse, il Comune dovrebbe riprendersi "le chiavi" e ripensare cosa farne.  Una cosa é certa: non va abbattuto perché il manufatto appare solido ed ha anche un valore architettonico. Su tutto il resto si potrebbe cominciare a discutere....
    E...la casina sul Lago?
    L'amministrazione uscente ha tentato più volte mediante un'asta pubblica di venderla Non si vede però chi potrebbe essere interessato ad investire 900/mila euro in una struttura fatiscente ed abbandonata da tempo. Struttura, ricordo, per la quale si sperperarono circa 3/miliardi di vecchie lire a suo tempo. Con opportuni contributi regionali e/o europei si potrebbe pensare di ristrutturarla in uno ostello per la gioventù  e/o come rifugio dei viandanti. Struttura spartana  con gestione da affidare ad un nucleo familiare.
    E non è finita! E dell'ex scuola media cosa fare?
    Per la sua ristrutturazione sono stati spesi alcuni centinaia di migliaia di euro ma non sembra che siamo vicini ad un suo possibile riutilizzo a fini sociali. Dobbiamo aspettare l'opera di nuovi vandali?
    4) Il calo demografico ovvero la vera sfida da vincere.
    E' un enorme e grave problema, che potrebbe mettere a rischio la stessa autonomia amministrativa del paese. E' un fenomeno, certo,  che non riguarda solo Miglionico. Riguarda la quasi totalità dei piccoli comuni della nostra regione e del Sud in generale. Cause ed effetti sono molteplici e le amministrazioni locali possono fare ben poco per mancanza di risorse finanziarie. Intanto nel nostro Comune si potrebbe cominciare a creare le condizioni per adeguare la capacità abitativa del paese per non costringere chi volesse mettere su famiglia a cercare casa nei paesi vicini.
    Tra le altre cause del fenomeno, segnalo: 1) la mancanza di lavoro, che costringe spesso i nostri giovani a trasferirsi altrove 2) la diaspora  dei nostri studenti, i quali una volta che vanno a frequentare le università del Nord raramente ritornano all'amato paesello. Sono consapevole che sono problemi, che non rientrano nei compiti specifici di un'amministrazione comunale, piccola come la nostra. Qualche cosa però si deve pur tentare di fare. Per quanto riguarda il lavoro, si potrebbe cominciare ad istituire un osservatorio  economico. Per fare cosa?  Per raccogliere dati su quello e su quanto si produce; su cosa e su quanto si consuma nell'ambito del nostro territorio. I dati raccolti sarebbero poi da mettere a disposizione di chi volesse cogliere eventuali opportunità per qualche nuova iniziativa. Vanno incoraggiate, aiutate, snellendo le procedure burocratiche, la costituzione di nuove iniziative nonchè prestata attenzione a quelle, poche purtroppo, che già ci sono affinché possano svilupparsi e non invece fallire. Aiutare infine nei loro problemi quei pochi agricoltori che ci sono ancora rimasti.
    Per gli studenti universitari che vanno via. Non sono convinto che la scelta di andare a studiare nelle Università del Nord sia sempre quella giusta oltre al fatto che comporta per le famiglie pesanti sacrifici. Nell'ambito comunale si potrebbe sensibilizzare sugli effetti negativi di tale scelta ma il problema riguarda soprattutto le Università del Sud, che dovrebbero migliorare la loro offerta formativa mentre le rispettive regioni dovrebbero attrezzarsi per offrire ai "fuori sede" quanto meno la gratuità della residenza.
    5) La raccolta porta a porta dei rifiuti.
    Sembra che tutto si sia bloccato a causa di una serie di ricorsi e contra ricorsi presso il Tar. Se cosi fosse e si fosse ancora in tempo, si potrebbe annullare tutto e ripartire su basi diverse. "Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno"dice un detto popolare. L'importante è fare le cose al meglio nell'interesse della collettività. Cosa si potrebbe fare? Di concerto con gli altri paesi consorziati, si potrebbe costituire  una struttura autonoma per gestire la raccolta dei rifiuti  "in house" senza bisogno di fare appalti e sub appalti.
    Non c'è bisogno dello sfruttatore privato di turno. Credo che, per un'attività del genere, sul posto ci siano le capacità necessarie.

    Amici e non:  ho rotto le scatole? Essere un  rompiscatole è forse il ruolo che più mi si addice! Chiedo scusa.
     Rivolgo intanto l'invito a tutti coloro che ci accingono a "scendere in campo" ad un confronto aperto sui  problemi concreti di Miglionico, senza preconcetti e senza diatribe di carattere personale. C'è in ballo il futuro del nostro paese.!
    Tonino di Torre di Fino 

    Torre di Fino 28/04/2019 

    LA BCE, L' ITALIA E IL GRANDE INGANNO


                                                                LA BCE, L’ITALIA E IL GRANDE INGANNO.

     Dal 2015 la Bce immette con il Q.E liquidità sul mercato. Alla fine 2018 ne avrà immessa per oltre 2.500/miliardi di euro. Come? Acquistando titoli pubblici e bond di società dell’eurozona in proporzione al peso dei singoli Stati aderenti. Con questa operazione è stata data liquidità alle banche, che erano in difficoltà; le quali banche hanno così potuto riprendere ad erogare prestiti alle imprese e alle famiglie. È stata fermata la speculazione sui titoli pubblici dei paesi del sud Europa. Non è stato raggiunto però lo scopo dichiarato che era quello di portare l’inflazione al 2%; questo perché le modalità, con cui è stata erogata la liquidità, non hanno aumentato il potere d’acquisto per beni e servizi ma hanno comportato un aumento di liquidità solo per circuito finanziario.
    Se la classe politica, incapace e masochista, che ha governato il Paese negli ultimi 25 anni, non avesse ceduto alla Bce il potere di stampare Moneta senza nulla in cambio, e per questo, violando pure la Costituzione, una operazione, come quella fatta dalla Bce, si sarebbe potuto fare al nostro interno attraverso la Banca d’Italia. Di quale entità? Almeno per circa 300/miliardi; più o meno l’importo utilizzato dalla Bce e determinato in proporzione al nostro peso in seno alla stessa istituzione.
    Con quali risultati? Almeno gli stessi per quanto riguarda l’economia. In più si sarebbe potuto ritirare dal mercato c.a. 300/mdi di titoli pubblici; operazione che avrebbe comportato l’abbattimento del nostro debito per lo stesso ammontare. In pratica ora avremmo meno 2000/mdi di debito anziché i circa attuali 2300/mdi.

    La questione è da ritenersi chiusa? C’è da piangere sul latte versato?  Niente di tutto questo.
    Alla fine del 2018 o quando il Q.E sarà terminato, la Bce si troverà nel suo attivo almeno 2500/miliardi di euro in obbligazioni, in gran parte debito pubblico degli Stati dell’eurozona. Costo dell’operazione? Zero o quasi. La Bce si avvalsa del potere di emettere Moneta, conferitole dai 19 paesi aderenti. Non ha dovuto sostenere neanche i costi per stampare gli euro. Tutto è avvenuto elettronicamente a mezzo computer. Chi sono i padroni dei 2500/miliardi al netto dei pochi costi di gestione? Gli Stati membri che hanno ceduto il loro potere di stampare Moneta, la stessa Bce o la Burocrazia di Bruxelles?  A mio modesto avviso, sono di proprietà di chi ha ceduto il proprio potere di stampare moneta in cambio di nulla. Ovviamente in proporzione al peso del potere ceduto.
    Cosa dovrebbe fare l’Italia? Quando l’operazione del Q.E sarà terminata il Governo italiano, in sede di Eurozona, dovrebbe chiedere la spartizione del “malloppo accumulato” o semplicemente l’azzeramento dei nostri titoli pubblici in pancia alla Bce. Otterremmo cosi quel consistente abbattimento del nostro debito pubblico che avremmo avuto se non avessimo ceduto “la macchina stampa soldi” e avessimo fatta in proprio l’operazione di Q.E.

    Le possibilità che ciò accada?  Pari a ZERO!!
    Chi ha governato o chi ne ha avallato con il voto favorevole l’operato, non ha interesse alcuno a sollevare il velo sul grande inganno di cui sopra e sul grande danno che ne deriva all’Italia. Non mostrano interesse neanche quei politici di data più recente. Dopo avere inveito e sbraitato contro l’euro e l’U.E., appena sentito il profumo del potere, si sono precipitati in America, Londra, Bruxelles per farsi benedire, dare assicurazioni e promettere lealtà. Da buoni opportunisti si sono resi conto che è difficile vincere le elezioni e soprattutto governare contro lo strapotere del mondo finanziario. È sparito cosi ogni accenno ad una sia pure eventuale uscita dall’euro. Il referendum, sbandierato tempo addietro, è diventato una pistola da tenere sotto il tavolo, non si sa bene di quali trattative. Delle proposte d’introdurre strumenti alternativi da affiancare all’euro per ridurre gli effetti negativi delle politiche restrittive dell’U.E. si sono perse le tracce. La stragrande maggioranza della stampa, che sopravvive grazie ai contributi elargiti dal potere politico, sembra svolgere egregiamente il suo ruolo di “lecchinaggio", attaccando chi osa solo tentare di sollevare il velo della vergogna.

    Il numero delle famiglie sotto la soglia di povertà, dei cittadini che rinunciano a curarsi e di quelli che vedono assottigliarsi sempre di più il loro potere d’acquisto intanto continua a crescere e devono sorbirsi pure l’accusa di essere dei rancorosi! Sono, a ragione, invece solamente incazzati. Certamente non sono né rancorosi né incazzati quel 10/15% di cittadini che continuano ad arricchirsi sempre di più

    Si potrebbe sperare in un ’48 o perlomeno in nuovo’68? Il contesto sociale e culturale, sia nel nostro Paese come nel resto del Mondo, è profondamente mutato. L’innesto delle nuove tecnologie comprime e deprime sempre di più il fattore lavoro, tutto a vantaggio del Capitale. Le ideologie neo liberiste e globalizzanti, tra le altre cose, hanno permesso l’affermazione di un “potere finanziario internazionale” senza limiti né controlli, in grado di condizionare qualsiasi parte del Mondo. I nuovi mezzi di comunicazione di massa hanno completamente cambiato il mondo delle relazioni.
    Allora non c’è speranza? Mai disperare!  Prima o poi tutto è destinato a crollare, proprio come la Torre di Babele. Il Mondo però non è finito allora non finirà neanche quando pure questo sistema cosi ingiusto prima poi arriverà al collasso.  L’importante intanto è crearsi, se possibile, una nicchia sotto cui vivere senza condizionamenti.

    Una moneta parallella per uscire dalla crisi


    Nel riproporre, in versione riveduta, l’ipotesi dell’introduzione di una moneta parallela come possibile soluzione per fare uscire dalla crisi l’Italia, si hanno ben presente i non pochi problemi pratici che tale impiego comporterebbe e i tanti muri da superare. I problemi tecnici? tutti superabili. Abbattere “i muri invece sembra decisamente più difficile. Uno di questi è la miopia di gran parte della nostra classe politica, in particolare di quella parte che si professa di Sinistra. È grave non vedere i danni che le politiche di austerità dell’U.E. e del cattivo funzionamento dell’euro producono alla nostra economia. È grave che a Sinistra ci si attardi a proporre un velleitario europeismo, a prospettare come soluzione improbabili revisioni dei trattati, a non prendere invece in considerazione vie alternative che consentano al nostro Paese di evitare un declino che appare inarrestabile. Un altro muro arduo da superare è l’apatia purtroppo dei nostri giovani, che secondo i dati che ci vengono propinati, sarebbero i più danneggiati dalla crisi che stiamo attraversando. Sono loro, che dovrebbero reclamare e contestare per quello che succede nel nostro Paese; sembrano invece, come anestetizzati dai social dei giganti del Web, interessati solo dai simboli del nostro sfrenato consumismo.

                                                                                             COME USCIRE DALLA CRISI SENZA USCIRE DALL’EURO

    Gli italiani dal 2000 ad oggi hanno perso mediamente il 40% del loro potere d'acquisto. Questo per effetto sia per le modalità con cui fu introdotto l'euro sia per le scellerate politiche salariali negli ultimi 20 anni nonché per una fiscalità sempre più opprimente. La crisi finanziaria internazionale del 2008 poi, affrontata in sede di Unione Europea con politiche di austerità controproducenti e punitive, hanno contribuito a gettare il paese nella più grave e più lunga crisi economica della sua storia. L’Italia dal 2007 al 2015 secondo i dati ISTAT ha visto scendere il Pil dell’8% pari a ca. 140/mdi, i consumi per 72/mdi, gli investimenti per 113/mdi pari al 29,3%.

    Ora per dare alla nostra economia quella scossa necessaria e invocata da tempo, è del tutto evidente che bisogna fare ripartire consumi.

    I consumi si rilanciano: 1) aumentando i salari o diminuendo il carico fiscale su imprese e persone fisiche. 2) facendo investimenti tali da generare nuova occupazione. Il problema però non è tanto "il come" quanto con quali e quante risorse; di queste purtroppo ne occorrono tante e in tempi molto ristretti se si vogliono ottenere risultati concreti ed immediati.

    I provvedimenti, adottati dai vari governi che si sono succeduti dallo scoppio della crisi ad oggi, si sono rivelati inefficaci se non dannosi; non hanno aumentato per nulla il potere d'acquisto complessivo, come invece sarebbe necessario. Anche la politica monetaria adottata dalla BCE non hanno cambiato le sorti della nostra economia. I recenti modesti miglioramenti, che vengono segnalati su stime sempre più ballerine, sono più il frutto della migliorata congiuntura internazionale che conseguenti ai provvedimenti adottati.

    Per le imprese, il problema dei problemi, non è tanto il costo del lavoro o il costo del denaro (mai così basso come adesso) ma il progressivo calo della domanda interna che costituisce circa l'80% del PIL.

     Possibili vie d'uscita dalla crisi.

    1) Uscire dall'euro, visto che l'Europa non sembra intenzionata a modificare la sua politica tutta centrata sul rigore finanziario. Se l'euro saltasse per tutti, l'effetto forse non sarebbe poi tanto devastante. Se fosse invece solo l'Italia ad uscire dal sistema, allora le conseguenze potrebbero essere serie almeno per alcuni anni, con possibili conseguenze sul piano sociale e politico.

    2) Una patrimoniale da 400/500 miliardi di euro, come ipotizzata nella famosa telefonata rubata tra un finto Vendola e Fabrizio Barca. Se fosse stata fatta 5/6 anni fa, ovviamente spalmata su 4/5 anni, sarebbe stata meno dannosa dei tanti provvedimenti adottati nel frattempo; ora saremmo fuori dalla crisi e, a conti fatti, sarebbe costata per le tasche dei nostri risparmiatori e capitalisti meno di quanto si è perso nei valori di Borsa e nei valori immobiliari. Farla adesso sembra tardi e comunque per farla ci vorrebbe un governo che potesse contare su una solida maggioranza parlamentare e un forte sostegno popolare. Condizioni che, allo stato attuale, è difficile prevedere.

    3) Affiancare all'euro una seconda Moneta con queste caratteristiche: stesso valore però dell'euro, non convertibile in altre valute, con circolazione limitata solo all'Italia e solo per i residenti in Italia. Non utilizzabile nei rapporti con lo Stato e con gli altri enti pubblici ma spendibile solo in acquisti di beni e servizi tra privati; non entrerebbe nel perimetro del bilancio statale e quindi non sarebbe nuovo debito per lo Stato. Sarebbe compatibile con la Moneta unica perché non andrebbe a modificare la nostra posizione in euro. Non occorrerebbe neanche stamparla perché potrebbe essere utilizzata con una comune carta di credito. Questo per le persone fisiche. Per le imprese invece, per incentivarle ad accettare in pagamento la nuova Moneta, si potrebbe assegnare i Certificati di Credito Fiscale in euro  sia a riduzione del loro carico fiscale sia in progressiva sostituzione della nuova Moneta in loro possesso, compatibilmente con l'andamento dell'economia. I Ccf sono titoli in euro con scadenza a due/tre anni che possono essere utilizzati dal possessore a maturazione per pagare le tasse. Possono essere ceduti a terzi e/o scontati presso banche. Per una migliore comprensione sul loro funzionamento, sulla compatibilità col trattato europeo dell’euro e sugli effetti nell’economia reale si rimanda ai numerosi post pubblicati sul blog bastaleurocrisiblogpost.it del dr. Marco Cattaneo.

    Quanta di questa Moneta mettere in circolazione? Subito 70/80 miliardi. Metà per abolire l'IRAP per le imprese, per aumentare le pensioni, per ridurre in maniera significativa l'IRPEF sui salari e introdurre il tanto discusso salario minimo di cittadinanza o d'inserimento al lavoro. L'altra metà per rilanciare gli investimenti pubblici. Solo una immissione di liquidità di questa portata darebbe alla nostra economia la scossa necessaria per ripartire. Per quanto tempo? andrebbe ripetuta per un periodo di almeno di cinque anni e comunque fino a quando non si avesse una crescita dell'economia di almeno il 3% annuo.

    Possibile effetto negativo? l'inflazione. Fenomeno non scontato, tenuto conto che attualmente gli impianti produttivi per molte imprese sono sotto utilizzati; fenomeno, che comunque con opportuni accordi con le categorie interessate, col monitoraggio costante dell'andamento dei prezzi e con la minaccia della sospensione dei benefici per chi aumentasse i prezzi senza giustificazione alcuna, andrebbe mantenuto entro i 2/3 della crescita del PIL. Risultato che da due anni la stessa BCE sta cercando vanamente di conseguire col Q.E. L'inflazione, come si è constatato negli anni '80, per l'economia risulta meno deleteria della stagnazione o peggio della deflazione.

    In questo periodo, ci sarebbe tutto il tempo per sburocratizzare il paese, per rivedere le sue obsolete strutture senza affanni e forzature, riqualificare la spesa pubblica per aumentarne la parte destinata in investimenti.

    E dopo cosa fare? Rimanere nell'euro, assorbendo gradualmente la liquidità" nostrana" immessa, se nel frattempo l'Europa avesse cambiato la sua rovinosa politica monetaria che ci sta portando al disastro economico e sociale. In caso contrario, uscirne. 

    Con una economia rilanciata si potrebbe navigare tranquillamente anche da soli come fanno paesi come gli U.S.A, la Gran Bretagna, il Giappone.

    Dove invece va l’Italia? Verso un progressivo declino.
    Una élite di politici e di burocrati, preoccupata solo di conservare potere e privilegi, ha pensato di collocare furbescamente le sorti del Paese fuori dai confini nazionali. Per fare questo non ha esitato, violando la Costituzione, a vendere pezzi strategici di sovranità popolare. Con l’adesione e con l’introduzione dell’euro sono stati ceduti il potere di stampare moneta e la politica monetaria; con il cosiddetto accordo sull’unione bancaria europea, si è completata “l’operazione”, cedendo alla BCE anche il controllo sul nostro sistema bancario. In cambio di cosa? Di nulla. Anzi con la sottoscrizione del famigerato fiscal compact, si è dovuto accettare condizioni, che hanno aggravato ulteriormente la nostra crisi economica e, che se fosse applicato in toto, porterebbe il Paese al completo disastro. Tutto questo senza che il popolo italiano sia mai stato chiamato a pronunciarsi con un referendum, come invece è avvenuto in altri paesi europei. Hanno fatto tutto Loro; i nostri politici che, quando hanno ritenuto necessario, si sono fatti sostituire dai cosiddetti professori e/o tecnici. Tutti però, politici, professori e burocrati, imbevuti di quel pensiero unico, che è andato affermandosi dopo la caduta dei regimi comunisti dall’America all’Europa alla fine degli anni ’80. Un liberismo sfrenato, che ha fatto da sfondo alla cosi detta globalizzazione, che ha permesso a speculatori famelici di arricchirsi sempre di più e a qualche miliardo di comuni mortali d’impoverirsi sempre di più.