Tenere lontano gli “avvoltoi” dal Castello

Non si allarmino gli amici animalisti. Il monito non riguarda quei rapaci che Loro si ostinano a liberare ogni anno da Torre di Fino, sperando che ritornino a stanziarsi nelle nostre zone. Riguarda alcuni “berluschini” nostrani che a quanto sembra, morirebbero dalla voglia d’insediarsi all’interno del Malconsiglio per gestirne gli spazi ai fini di lucro. 
Personaggi che, essendosi arricchiti per abilità o per intrallazzi, pensano di potere mettere le loro mani rapaci dappertutto. 

La Basilicata verso l’ennesima sconfitta

Dal 1948 e fino agli anni ’90 sulla carta geografica della politica italiana la Basilicata veniva segnalata con il colore bianco ad indicare la sua indiscussa appartenenza alla vecchia DC. Dagli anni ’90 in avanti il suo colore politico invece è diventato di un rosso sempre più vivo, persino più rosso di regioni tradizionalmente di sinistra. 
Perché questo repentino cambiamento nonostante la caduta del Comunismo e del travaglio che ne è seguito nel vecchio partito comunista italiano? 

PERCHÈ LA BASILICATA È CONDANNATA SUL PODIO DEGLI ULTIMI

Almeno per la maggior parte di coloro che sono nati subito dopo la seconda guerra mondiale, la povertà , se non era in casa, era appena fuori la porta. Era una condizione di cui però non si aveva la consapevolezza perché non si conosceva cosa fosse l’agiatezza e meno che meno la ricchezza. Avevo forse circa 10 anni quando, leggendo sul “sussidiario di scuola” che la Basilicata era con la Calabria la regione più povera d’Italia, mi sono chiesto per la prima volta del perché noi lucani eravamo considerati poveri; perché la nostra regione veniva considerata tra le più arretrate d’Italia. L’avrei capito ma solo più tardi, leggendo il famoso libro di Carlo Levi “Cristo si è fermato ad Eboli “.

Piazza Popolo? Un mortorio!


Qui sopra è riportato il famoso “grido di Munch”. Qui sotto, da leggere, nù luccul’ di dolore di Tonino di Torre di Fino per il progressivo degrado della Piazza Popolo di Miglionico. 

Omaggio alle poesie di Carmenio Uricchio

Miglionico viene spesso definito con gli appellativi più disparati. Il paese della Congiura, in virtù della famosa congiura dei Baroni contro Ferdinando d’Aragona (1485); il paese dei pappaculumbriedd per l’antica passione dei suoi cittadini per i fichi; un paese di musicisti, (meglio, di musicanti) per i tanti miglionichesi che suonano in bande e/o complessi musicali; più di recente, qualcuno l’ha definito un paese di meteorologi per la crescente passione dei suoi giovani per la meteorologia. Credo però che a questo punto non sarebbe sbagliato definire il nostro paese anche come un paese di aspiranti scrittori e poeti, visto che sono sempre più numerosi i nostri concittadini che si cimentano in opere letterarie e di poesia.

Chi sbaglia e ... chi paga

Il vecchio e famoso detto popolare, per la verità, recita “ chi rompe paga.” In Italia però questo non succede più, specie in politica e in economia.
Per circa vent’anni gli imprenditori italiani (o la classe padronale  per chi  volesse usare un termine marxista non più di moda), con la collaborazione di una elite radical-chic e a causa di un mondo sindacale diviso, hanno fatto passare la tesi che il problema principale delle aziende italiane era costituito dall’alto costo del lavoro che impediva loro di essere competitive sui mercati esteri.

La colpa? Ricade sempre sull’ultima “ruota del carro!

Quanto asserito nel titolo sembra trovare piena conferma in uno dei nostri detti popolari: “Cade lu cuccio, mazzate a lu ciuccio; cade lu patruno, mazzate a lu ciuccio”.
Non siete convinti?  Provate a leggere un vecchio aneddoto.

La corruzione e l’esercito dei moralisti.

La corruzione, come la prostituzione, è fenomeno antico come il mondo. Il primo tentativo di corruzione viene infatti attribuito al Serpente che, con una mela, convinse Eva a boicottare quanto Dio aveva progettato per l’uomo. Si creda o meno all’allegoria  riportata nel libro della Genesi, è indubbio che la corruzione è  legata alla natura dell’uomo e alla sua storia. Essa è innanzitutto conseguenza della sua avidità ed è il frutto velenoso del Potere. Potere inteso come discrezionalità di accordare, negare un permesso, una licenza, riconoscere una facoltà di fare o non fare. Che sia così, lo dimostra il fatto che i fenomeni di corruzione sono presenti in ogni epoca, in ogni latitudine, sotto ogni regime, sia pure con gradazioni diverse.

Perchè “volevo fare” … e pure gratis.

La scelta di andare via da Miglionico fu per me particolarmente sofferta. Sapevo che così facendo avrei dato un grande dispiacere ai miei genitori. Non potevo però rinunciare alle mie idee nè vedere calpestata la loro e la mia dignità. Lottare? Con chi lottare? Vedevo amici e coetanei o partire o andare con il cappello in mano davanti ai politici influenti di allora nella speranza spesso vana di ottenere un posto di lavoro, costringendo anche i loro familiari a fare ” i cangiabandiera”.

Fare impresa al Sud è un’impresa! A Miglionico però …

NB: GIA’ PUBBLICATO SU MIGLIONICOWEB NELL’APRILE DEL 2010

Oggi fare impresa, iniziare un’attività in Italia è molto difficile. E’ difficile certo per la crisi che stiamo attraversando e che purtroppo è destinata a durare a lungo; in particolare però è difficile per il groviglio di leggi nazionali e comunitarie che spesso sono poste a difesa d’interessi consolidati o dominanti.
Se questo é la situazione a livello nazionale, per il Sud le cose stanno ancora peggio perché alle difficoltà di cui sopra bisogna aggiungere quelle prettamente di ordine ambientale. Ci si riferisce alla mancanza di strutture ed infrastrutture, ad una burocrazia opprimente, alla criminalità organizzata presente in molte zone che taglieggia scoraggiando cosi chi vuole investire, ad un ambientalismo che, spesso senza nessuna seria base scientifica, crea ulteriori difficoltà. Alla Politica che, pur di avere il consenso, sperpera le non molte risorse a disposizione in tanti rivoli anziché‚ concentrarle in mirate iniziative in grado di creare lavoro che da sempre é il vero problema e il dramma del Sud.