IL FUTURO DELLA BASILICATA (secondo T. di Torre di Fino)

 IL FUTURO DELLA BASILICATA ( secondo T. di Torre di Fino)

I Lucani non hanno bisogno di dati statistici; sono perfettamente consapevoli  che il problema o il dramma n.1 della loro regione è il lavoro!

Per creare lavoro è necessario però dare una svolta, anzi una scossa, ad un insufficiente ed asfittico sistema produttivo. Per dare questa scossa bisogna tenere presente: 1) le amare esperienze del passato (vedi Val Basento) e quello che sta succedendo in Val d'Agri; 2) le risorse, che l’ambiente ci offre, da ciò che conosciamo, da ciò che meglio sappiamo fare.

Sono due i settori principali su cui si può intervenire e nel contempo rimanere nell’ambito di uno sviluppo economico sostenibile: l’agricoltura e il turismo.

Cosa fare per l’agricoltura.

L’obiettivo deve essere quello di produrre di più, molto di più, ma in maniera diversa. Bisogna affiancare gradualmente alle forme attuali quelle di una agricoltura di tipo intensivo, non più soggetta alle stagioni e ai capricci del clima. Come? Puntando su un sistema di serre fotovoltaiche o fattorie del Sole, come sono state definite. Questo sistema, oltre l’acqua, richiede il consumo di energia elettrica; energia, che si può produrre utilizzando la terza risorsa, di cui si può disporre (dopo l’acqua e il petrolio), il sole! Fare ricorso quindi al fotovoltaico per produrre energia pulita, che è anche sempre più conveniente.
Questo tipo di agricoltura, da praticarsi nel Metapontino e lungo le valli dei nostri fiumi, permetterebbe di produrre molto di più, con più elevati margini di guadagno e soprattutto assorbirebbe tanta manodopera. Attenzione! Non manovalanza di basso profilo ma manodopera qualificata e pertanto anche meglio remunerata. 
Più a monte andrebbero avviate attività per la lavorazione, trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli, che assorbirebbero altra manodopera. Fondamentale sarebbe poi favorire la creazione di filiere tra le aziende del primo e secondo gruppo, integrandole ad una rete commerciale aggressiva e a una logistica in grado di fare arrivare i nostri prodotti su tutti mercati  italiani ed esteri.
Sulle zone montane sono da praticare, con tecniche moderne, soprattutto allevamenti di animali da carne  e nelle zone boschive una intelligente silvicoltura con relative attività connesse. Il tutto andrebbe infine supportato da centri di sperimentazioni agricole e da centri per la formazione di personale qualificato.

Cosa fare per il Turismo.

Bisogna intanto risolvere il grave problema dell'erosione, che rischia di fare sparire le spiagge ioniche. Poi andrebbe completamente rovesciato il tipo d’intervento  fin qui favorito. Non più villaggi di cartongesso o improbabili mega strutture, che hanno evidenziato  scandali e fallimenti (vedi i casi di Cityholding e di Marinagri).  Andando controcorrente, bisognerebbe favorire la costruzione di un maggior numero di strutture ricettive, evitando ovviamente la cementificazione selvaggia della costa e gli errori o gli orrori compiuti in altre zone d’Italia.
Va sfruttata fino in fondo l'opportunità, che ha rappresentato "Matera capitale della cultura 2019" per tutta la Basilicata. Tantissimi turisti italiani ed esteri hanno avuto l'occasione di conoscere ed apprezzare,nel loro primo approccio, solo una parte delle bellezze, che nasconde la nostra terra. Bisogna continuare nell'attività di promozione, migliorare la rete viaria e dei trasporti, offrire servizi collettivi per visitare un territorio bello quanto difficile. Vanno evitate l' "esagerazioni" di operatori turistici improvvisati perché il turista non dimentica.  

E’ arcinoto come  il turismo sia attività che assorbe manodopera e, nel nostro caso, andrebbe anche bene ad integrarsi ed a sostenere il settore agro alimentare di cui sopra.

Con quali risorse
? Con quelle del petrolio, la cui estrazione, per la verità, sembra comportare più danni che benefici e con fondi comunitari, che non vanno sperperati in tanti rivoli, politiche clientelari ed enti inutili, come invece sta  avvenendo da sempre.

E non basta!

Occorre: a) anche una fiscalità di vantaggio per un lungo periodo. Una sola imposizione (contributiva e fiscale) intorno 15% sia per le imprese sia per lavoratori.
-b) la realizzazione di infrastrutture a difesa del nostro fragile territorio e quelle,  sempre promesse e mai realizzate, per un migliore collegamento alle reti di comunicazioni nazionali di cui la regione è carente. Quella sopra delineata è una visione di lungo periodo, che richiede del tempo, che andrebbe approfondita, che richiede condivisione e disponibilità al cambiamento.

C’è una cosa che i Lucani intanto possono fare da subito e che non costa nulla. Dare la preferenza, comprare prodotti della propria terra.
T.d.T.d.F.





"Perché abbattere il debito pubblico con l'azzeramento dei titoli acquistati col Q.E.?


“PERCHE' ABBATTERE IL DEBITO PUBBLICO  CON L’AZZERAMENTO DEI TITOLI PUBBLICI,  ACQUISTATI NELL’AMBITO DEL  QUANTITATIVE  EASING?”
Lo Stato moderno, oltre a svolgere le storiche funzioni (difesa esterna, ordine interno, amministrazione della giustizia) è chiamato sempre più  a soddisfare nuovi  bisogni della collettività (sanità, istruzione, welfare ecc.).Per fare tutto ciò ha a disposizione  tre strumenti  o meglio due poteri e una facoltà: emettere moneta, tassare i cittadini, ricorrere all’indebitamento. Sono strumenti da usare con equilibrio e in maniera diversificata, secondo l’andamento dell’economia e per gli scopi sociali, che s’intendono raggiungere.

L’Italia, con l’adesione al trattato della moneta unica, ha ceduto alla BCE il potere” più importante”, quello di emettere moneta.

In cambio di che cosa? In pratica di nulla o quasi.

In Italia, negli ultimi vent’anni, abbiamo avuto diversi eventi catastrofici; terremoti,  alluvioni e disastri di vario genere. Eventi che hanno richiesto ingenti risorse finanziarie per fare fronte ai danni, che ne sono derivati. Nel 2008 poi c’è stata la grande crisi finanziaria internazionale , che ha avuto pesantissimi e persistenti riflessi negativi sulla nostra economia prima e sul sistema bancario più tardi.

In paesi come Usa, Giappone, GB, per citarne solo alcuni, le Banche Centrali, in occasione di eventi, come quelli sopra citati, sono intervenute in favore dei governi con una massiccia immissione di nuova moneta. Non così ha potuto fare la BCE.  Per statuto, tale organismo infatti ha solo il compito di mantenere la stabilità dei prezzi nell’area euro. Non può quindi finanziare direttamente gli stati membri; non può svolgere  in altre parole la funzione di prestatore di ultima istanza, per nessuna ragione, anche in presenza di grandi calamità. Questo ha comportato per l’Italia il ricorso a contrarre più debiti, a imporre più tasse, a ridurre i servizi come per la sanità e l’istruzione.

E il ben noto Quantitative Easing a cosa è servito? E’ stato un intervento a difesa innanzitutto del sistema finanziario e bancario che rischiava il collasso. Per l’Italia ha avuto, come unico risvolto positivo, un modesto contenimento del costo del denaro.

Detto questo, ora bisogna però fare un po’ di chiarezza sul suo meccanismo.
La maggior parte dell’opinione pubblica, attraverso la lettura di giornali o attraverso le reti televisive, credo sia giunta alla convinzione che la Bce, tra il 2015 e il 2019 abbia acquistato titoli pubblici per 2600/miliardi, stampando moneta.
La Bce non ha invece stampato moneta!
Se l’avesse fatto, nell’attivo del suo bilancio 2019 sarebbero appostati titoli per 2600/miliardi e nel passivo un incremento dello stesso importo nella voce “ moneta in circolazione”. Nel bilancio della Bce sono invece appostati solo 250/miliardi di titoli. Solo quelli emessi da enti sovranazionali,  come Banca Mondiali e BEI.  Perché questo?  Perché la BCE, sempre a causa del suo Statuto, non può assumere rischi per default di uno Stato né rischi per perdite sul prezzo delle obbligazioni.
Allora cosa è avvenuto in pratica?  I titoli sono stati acquistati dalle Banche Centrali Nazionali, nel rispetto del peso degli Stati nel capitale della BCE.
La Banca d’Italia nel bilancio 2019 riporta infatti nell’attivo 384/miliardi per titoli  relativi al Q.E. Nel passivo espone un debito verso la BCE alla voce Target2” di 438/miliardi. Perché gli importi non coincidono? Perché il Target2 è un conto di transito per il quale passano tutti i movimenti valutari (finanziari e commerciali) in entrata e in uscita, dell’Italia con il resto del Mondo. In pratica per i paesi, come l’Italia, che avevano già una esposizione negativa, nel Taget2 si è verificato un aumento del saldo. Per quelli come la Germania, con un saldo fortemente in attivo,  l’importo dei titoli acquistati, ha comportato  un decremento del saldo positivo del conto citato. Il tutto è avvenuto con alcuni semplici click sui computer. Le Banche Centrali Nazionali a loro volta, acquistando sotto le direttive della BCE sul mercato secondario le obbligazioni( per la maggiore parte di debito pubblico), hanno alimentato la liquidità delle banche commerciali del proprio paese.

Come è stata contabilizzata nel bilancio della BCE questa moneta “scritturale?
Come avvenne nel 2000 per l’emissione delle banconote, è stata portata in bilancio come debito. Chi sono i creditori di questo debito?
Sono gli stessi Stati, in quanto  soci/azionisti della Bce, che hanno ceduto la loro facoltà di emettere moneta. 
Stati, che da un lato, risultano essere debitori per le obbligazioni emesse e acquistate dalle Banche Centrali Nazionali e, dall’altro, creditori per la moneta, sia pure scritturale, utilizzata dalla BCE per il loro acquisto.

Stando così le cose, sembra chiaro e perfettamente legittimo il diritto degli Stati di potere chiedere alla BCE la compensazione delle loro ragioni di credito e di debito nei confronti della stessa. L’operazione porterebbe per gli Stati all’abbattimento dell’indebitamento complessivo e ad un risparmio in termini d’interessi.  Per alcuni paesi, come l’Italia con una elevata esposizione debitoria, sarebbe come manna dal cielo!

Quando esercitare questo diritto se non ora che stiamo per attraversare il periodo più difficile per il nostro Paese dal secondo dopo guerra?

TONINO DI TORRE DI FINO  22 Arile 2020

Possibile via d'uscita dalla grave crisi economica, che sta per abbattersi.


POSSIBILE VIA D’USCITA DALLA GRAVE CRISI ECONOMICA, CHE STA PER ABBATTERSI.

Era facilmente prevedibile che i primi provvedimenti del Governo, per fronteggiare la grave crisi economica imminente, risultassero insufficienti, frammentati e senza l’impatto necessario.
Vediamo invece, con una congrua dose di fantasia, come si potrebbe intervenire in maniera adeguata ed efficace per riparare i guasti che le misure adottate per frenare l’epidemia, stanno causando al tessuto produttivo del paese.

Importo da mettere subito a disposizione 100/ miliardi di euro pari a circa il 6% del Pil. Importo aumentabile, se necessario.

Come?  In contanti? Via impraticabile al momento. E allora? In Buoni fruttiferi “perpetui” (ripeto: perpetui) al tasso del 4%. Con facoltà da parte dello Stato di consentire il loro utilizzo per pagare le tasse o di rimborsarli gradualmente quando l’economia ricominciasse a crescere in maniera adeguata.

Come distribuirli agli operatori economici, che hanno subito danni?  In base al fatturato dell’anno precedente, diviso dodici x il periodo in cui hanno dovuto chiudere l’attività o in base al calo di fatturato (da dimostrare) a causa dei vari provvedimenti adottati per fare fronte al'epidemia.  Dal’importo così determinato, (da non contabilizzare in bilancio 2020) andrebbe detratta un’imposta a titolo definitivo del 20%.  
Dove fare quest’operazione? Direttamente presso una banca o uff. postale, che dopo avere verificato la documentazione (dichiarazione dei redditi o dell’iva), metterebbe a disposizione dell’operatore l’equivalente in titoli di cui sopra.

E “ a questo punto”?  Chi avesse bisogno di “moneta sonante” potrebbe vendere tutto o in parte i buoni, che sarebbero quotati in Borsa.

Perderebbero di valore?  Si venderebbero sotto la pari? Niente affatto!  Con i tassi “a zero”, che verranno praticati almeno per i prossimi 5/10 anni , questi buoni al 4% risulterebbero particolarmente graditi dai fondi pensioni, dalle società assicurative,  dai piccoli risparmiatori( che potrebbero così contare su una rendita certa) ed anche delle stesse banche.  A sostegno dell’operazione si potrebbe mettere la Cassa Depositi e Prestiti, trasformata in una banca pubblica, o lo stesso Monte dei Paschi, che in pratica è da considerare già banca pubblica.

Non ci sarebbe bisogno di adottare  tanti altri provvedimenti. Le aziende potrebbero pagare regolarmente stipendi e salari, versare tasse e contributi; la famiglie fare fronte regolarmente  ai loro impegni.
E  con l’Unione Europea come metterla? Ora non ci sarebbe problema alcuno, essendo stato già sospeso il famigerato patto di stabilità.

Quanto sopra prospettato, sarebbe un intervento dal lato “dell’offerta”, cioè delle imprese. Nel’attuale situazione è preminente, infatti, salvare le imprese, in particolare le medie e piccole, che altrimenti potrebbe essere costrette a chiudere con gravi danni sotto il profilo sociale. Una volta messo in sicurezza e fatto ripartire l’apparato produttivo del paese, bisognerà intervenire sul lato della domanda. Negli ultimi quindici anni i consumi sono scesi di circa 70/mdi perché nel frattempo si è perso almeno il 40% del potere d’acquisto.  Se quest’ultimo non venisse gradualmente aumentato, difficilmente potremmo avere una crescita dell’economi . 
Tonino di Torre di Fino Marzo 2020  

NOTE (A PERDERE) PER POLITICI E PER EUROPEISTI "A PRESCINDERE"







    NOTE ( A PERDERE) PER POLITICI E PER EUROPEISTI “ A PRESCINDERE”
    Stiamo attraversando forse i momenti più difficili e complicati dal secondo dopo guerra . Momenti che avranno purtroppo risvolti sul piano economico sicuramente pesanti ed ancora difficili da quantificare.
    Gli interventi, che il Governo sembra intenzionato ad adottare, appaiono frammentari ed insufficienti .
    Il volere reperire poi le necessarie risorse finanziarie, ricorrendo a qualche decimale di flessibilità di debito concesso dall’U.E., non sembra maniera appropriata. In Autunno il Paese, molto probabilmente, si troverebbe in recessione e sicuramente con un debito ulteriormente cresciuto.
    Le scelte difficili, che allora ci verrebbero richieste dalle “iene” ( U.E. Fmi, Ocse e agenzie di rating ) se accettate, potrebbero essere tali da mettere a dura prova la convivenza civile e persino le stesse istituzioni democratiche.
    Allora invece cosa fare?
    Il Governo in carica, sulla base di una mozione votata in modo unanime dal Parlamento, dovrebbe presentare in sede di Consiglio Europeo una proposta di riforma della BCE e, in subordine, del funzionamento dell’euro.
    Per la Bce andrebbe richiesto la riforma del suo statuto in modo che la banca potesse emettere moneta almeno in momenti particolarmente difficili, come quelli che stiamo vivendo e in casi di gravi disastri naturali ( come terremoti, alluvioni ecc. ecc.) Moneta che gli Stati dovrebbero destinare esclusivamente per investimenti a sostegno dell’ economia e/o per il ripristino delle infrastrutture danneggiate dalle calamità naturali.
    Come alternativa alla proposta di cui sopra, si potrebbe prospettare di trasformare la funzione dell‘euro da moneta unica in moneta comune. In questo caso gli Stati sarebbero liberi di affiancare all’euro una moneta nazionale, ad uso interno, non convertibile.
    Il tutto senza accuse e sterili polemiche di parte.
    E se ci trovassimo davanti un muro? I muri crollano o si abbattono!


    Tonino di Torre di Fino       8 Marzo 2020