Prigioneri del Pensiero Unico

Stiamo vivendo una crisi economica forse ancora più grave, certamente più lunga, di quella passata alla Storia come la Grande Crisi del 1929. Allora sia in America sia in Europa se ne uscì grazie a massicci interventi dello Stato in economia. In Italia fu varata una stringente riforma bancaria, fu costituito l’I.R.I. ovvero l’Istituto per la Ricostruzione Industriale. Istituto che, insieme all’Eni, nel secondo dopoguerra sarebbe stato il ”motore” della industrializzazione del paese.
Oggi nel nostro Paese  solo accennare ad eventuali interventi dello Stato per salvare le aziende in difficoltà… si rischia,  se non  il linciaccio, sicuramente di passare per matto.


Le correnti liberiste più estreme che si erano affermate in America e in Europa  all’epoca del Presidente Reagan (Usa) e della Sig.ra Thatcher (Gb), sono diventate, specie dopo la caduta dei regimi comunisti nell’Est d’Europa, il pensiero unico in economia.  In Italia citare Marx equivale a bestemmiare; la parola socialista, peggio: è sinonimo di corruzione.

Ormai è chiaro però che la crisi è stata causata proprio da quel liberismo sfrenato grazie al quale un sistema bancario finanziario, avido e senza scrupoli, ha potuto creare il più grande disastro prima finanziario e poi economico che la Storia ricordi.
A questo punto (direbbe quel  bravo giornalista di Antonio Lubrano) sorge spontanea una domanda: che fare?
Sarebbe necessario che in Italia la Sinistra tornasse a fare la Sinistra, che si tornasse a pensare da Sinistra, aggiornando il linguaggio, facendo tesoro delle esperienze del passato. Una Sinistra capace di confrontarsi con il liberismo, capace di portare avanti la sua diversa visione della società, senza correrere dietro ai cosìdetti moderati. Una sinistra che non si lasciasse condizionare nelle scelte economiche dai “Mercati” ma capace d’imporre ai “Mercati” regole e controlli.
E con l’Europa?  
Andrebbe chiarito una volta per tutte che se l’Unione Europea deve servire solo per tenere le porte spalancate alle multinazionali, alle scorribande degli speculatori e per l’arrichimento oltre ogni limite di una cerchia ristretta di manager e affaristi, allora la stragrande maggioranza degli Italiani di questo tipo d’Europa ne potrebbe fare senz’altro a meno. E’ necessario che il chiarimento avvenga quanto prima; sperando che nel frattempo il governo in carica non riesca a distruggere la nostra economia e la pace sociale.

Temo però che l’auspicio qui formulato sia destinato a rimanere tale.

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