Tre donne veramente in gamba

Ho trascorso tutta la mia vita lavorativa a contatto con imprenditori ed imprese. Ritengo quindi di potere parlarne con una certa cognizione di causa. In questo mio intervento voglio parlare in particolare di tre donne di Miglionico; tutte e tre imprenditrice che hanno avuto un grande intuito e mostrato doti commerciali  fuori del comune. Ognuna di loro è riuscita a far della propria attività un punto di riferimento non solo per Miglionico ma  soprattutto per la clientela dei comuni limitrofi, compreso Matera.
La  prima è la signora Tritto, titolare della omonima pasticceria e ristorazione-Miglionichese di adozione, a causa di uno dei colpi avversi che la vita a volte ci riserva, ad un certo punto si trovò giovane vedova con tre figli piccoli da crescere.
In tale situazione ci si potrebbe anche disperare ma non fu il caso della signora in questione.
Con coraggio e determinazione, superando difficoltà e contrasti di vario genere, la signora Tritto riuscì ad aprire un piccolo laboratorio di pasticceria.
L’intuito si rivelò “azzeccato” e l’attività ebbe subito un ottimo sviluppò, raggiungendo, cosa molto importante, standard qualitativi di vera eccellenza.
Con la collaborazione dei tre figli nel frattempo cresciuti ed addestrati allo scopo, l’attività della famiglia Tritto/Vesia si è opportunamente diversificata ed estesa alla ristorazione, anche in questo settore con un alto livello qualitativo che la fanno apprezzare da una vasta clientela proveniente da molti paesi limitrofi, turisti compresi.
La seconda donna in gamba è la signora Simonetti, titolare dell’omonimo atelier.
Torchianese doc, sembrava destinata, come la quasi totalità delle donne del Sud, a fare la casalinga e la madre di famiglia. Questo ruolo evidentemente non riusciva ad assorbire tutte le sue energie e allora pensò di rilevare un vecchio negozio dove ormai si poteva comprare solo qualche spoletta e degli aghi per rammendare.
La nostra amica lo trasformò in negozio prima d’abbigliamento piuttosto generico e gradualmente si scavò una nicchia nel settore, come si dice in gergo, puntando sugli abiti da cerimonia e di alta moda. Mostrando intuito e doti commerciali fuori del comune, riuscì a far  leva sulla vanità prima delle nostre donne di Miglionico e poi, grazie al passaparola e allo scambio d’informazioni in occasione di matrimoni e feste varie, colpì anche le donne e non solo le donne dei paesi limitrofi.
Quello realizzato dalla sig.ra Simonetti è  da manuale di marketing! (credetemi!)
La terza, ma non meno significativa, è la signora Patrizia Corallo, titolare insieme al marito della ditta Mirage (oggetti da regalo e per la casa).
Si può tranquillamente affermare che Patrizia è una vera figlia d’arte. Sembra infatti  avere strappato il meglio delle doti commerciali di nonna Stellina e del non  dimenticato papà Nicola, anzi Nicolino come lo chiamava sua moglie “lucculanno” dall’angolo della Piazza. Dotata  di un dinamismo che a volte sembra sfociare nell’agitazione, dà l’impressione di sapere tutto del cliente appena entrato nel suo negozio da cui sembra sia poi difficile uscire senza avere comprato un oggetto o definito un affare.
Di queste nostre donne veramente in gamba, so di aver detto cose ampiamente risapute. Ne ho voluto parlare per dire loro semplicemente grazie per l’esempio che danno a tutti noi.
Quanto realizzato nel loro piccolo, dimostra infatti ancora una volta che dalle nostre parti e nel Sud in generale, c’è gente capace e con la voglia di fare impresa, sia pure di un certo tipo. Questo nonostante le note difficoltà ambientali a cui spesso si aggiungono invidia, malelingue e spioni vari.
Mi spiace leggere intanto sulla stampa locale come la nostra Regione sprechi importanti risorse in enti inutili che sembrano avere come unico scopo quello di assumere parenti e amici  dei politici di turno anziché investire per creare migliori condizioni  per fare impresa.
Non è, purtroppo quello degli sprechi, una questione di destra o di sinistra. E’ un vecchio fardello che ci portiamo dietro da decenni se non da secoli.
Bisogna cambiare “la capa e nella capa”.
Si può e si deve fare!

T.d.T.d.F.